Incentivi 2024, tutti i modelli col bonus
Dopo uno stop stranamente lungo, viene riattivata la piattaforma informatica di prenotazione degli incentivi 2024, come preannunciato una settimana fa da Quattroruote: in pratica, dal 23 gennaio le concessionarie possono inserire i dati dei contratti firmati a partire dal 2, giorno di riapertura degli showroom dopo Capodanno. Come noto, si tratta dei contributi già previsti per il 2024 dal decreto varato due anni fa dal governo Draghi, che disciplinava il triennio 2022-2024. La riforma annunciata dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, infatti, entrerà in vigore tra alcune settimane: non solo il decreto non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ma non è stato nemmeno firmato dal presidente del consiglio e sarà illustrato l'1 febbraio dallo stesso Urso alle associazioni di settore. Ciò premesso, vediamo tutto quello che bisogna sapere sugli incentivi 2024 pre-riforma, che non cambiano nell’impostazione di fondo, basata sulle tre fasce di emissioni di anidride carbonica (espresse in g/km) dell’auto che si acquisterà.
Contributi da 2 mila a 5 mila euro. A seconda delle situazioni, i bonus vanno da 2 mila a 5 mila euro in base al seguente schema:
- 0-20 g/km: 3 mila euro senza rottamazione; 5 mila con rottamazione;
- 21-60 g/km: 2 mila euro senza rottamazione; 4 mila con rottamazione;
- 61-135 g/km: 0 euro senza rottamazione; 2 mila con rottamazione.
Alla prima fascia appartengono, attualmente, solo auto elettriche; alla seconda solo vetture plug-in; alla terza, macchine con motore ibrido e termico, prevalentemente dei segmenti A (citycar), B (utilitarie) e C (compatte).
Fondi limitati sulle termiche. A disposizione, per le auto, ci sono 570 milioni, così suddivisi tra le fasce di emissioni della vettura acquistata:
- 0-20 g/km CO2: 205 milioni (194,75 ai privati e 10,25 alle società di car sharing e noleggio a lungo termine);
- 21-60 g/km CO2: 245 milioni (232,75 ai privati e 12,25 alle società di car sharing e Nlt);
- 61-135 g/km CO2: 120 milioni, tutti ai privati.
C’è un limite di prezzo. Non tutte le auto che rientrano nelle diverse fasce di emissioni possono accedere al contributo. Il governo, infatti, ha introdotto un limite massimo di prezzo di listino Iva esclusa ("listino prezzi ufficiale della casa automobilistica produttrice"), accessori compresi, per ciascuna fascia. In particolare:
- 0-20 g/km: 35 mila euro (42.700 Iva compresa);
- 21-60 g/km: 45 mila euro (54.900 Iva compresa);
- 61-135 g/km: 35 mila euro (42.700 Iva compresa).
Attenzione: il limite di prezzo non comprende l’Ipt (Imposta provinciale di trascrizione) e il contributo Pfu (pneumatici fuori uso).
’auto da rottamare: fino a Euro 4. La rottamazione è obbligatoria solo per chi intende acquistare macchine con motore termico e ibrido con emissioni comprese tra 61 e 135 g/km. La vettura da demolire dev’essere intestata all’acquirente di quella nuova o a un suo familiare convivente da almeno 12 mesi. E deve essere di classe inferiore a Euro 5, ossia Euro 0, 1, 2, 3 o 4.
Ci sono 270 giorni di tempo. L’unica novità, rispetto all’anno scorso, è l’estensione a 270 giorni del termine entro il quale va perfezionata l’operazione con l’inserimento sulla piattaforma informatica del numero di targa assegnato all’auto. In pratica, tra la prenotazione del contributo e l’immatricolazione non possono passare più di nove mesi circa.
Vietato vendere per 12 mesi. Al momento della sottoscrizione del contratto, l’acquirente dovrà firmare una dichiarazione di presa d’atto del requisito del mantenimento della proprietà del veicolo acquistato per almeno 12 mesi.
Familiari conviventi. Infine, la vettura acquistata con l’incentivo potrà essere intestata anche a una persona diversa di quella a cui era intestata quella da rottamare, purché entrambi i soggetti facciano parte dello stesso nucleo familiare (è richiesto lo stato di famiglia).
Escluse le imprese. Fino all’entrata in vigore della riforma, le aziende restano in buona parte escluse da questa iniziativa. Possono infatti ottenere il contributo solo le imprese che operano nell’attività di autonoleggio a lungo termine (ma in questo caso il bonus è dimezzato) e nel car sharing pubblico. E, comunque, solo in caso di acquisto di una vettura delle prime due fasce, ossia elettrica o plug-in.
La riforma allo studio. Come accennato, tra alcune settimane - la data non è prevedibile - entrerà in vigore la riforma annunciata dal ministro Urso il 20 dicembre scorso, che prevede anche un robusto rifinanziamento della dote 2024 con i circa 290 milioni avanzati nel 2022. Semplificando al massimo, nel nuovo schema resteranno invariate le tre fasce di emissioni e i relativi limiti di prezzo. I singoli bonus, invece, saranno incrementati e parametrati alla classe Euro dell’auto da rottamare (aumenteranno al diminuire della classe, ove prevista la rottamazione ovviamente) e arriverà un extra bonus del 25% per le persone con Isee inferiore a 30 mila euro, ma solo nelle prime due fasce. Solo in una situazione il nuovo contributo sarà inferiore a quello attualmente in vigore: l’acquisto di una vettura con emissioni comprese tra 61-135 g/km con rottamazione di una Euro 4: dai 2 mila euro attuali si passerà a 1.500. Ecco perché a chi si trova in questa situazione potrebbe convenire il bonus attuale (che, lo ricordiamo, basterà, in questa prima fase, solo per 60 mila acquirenti). Usiamo il condizionale perché il bonus si aggiunge all’eventuale promozione della Casa e all’eventuale sconto della concessionaria, riduzioni di prezzo che cambiano di mese in mese in base alle iniziative commerciali delle Case e dei dealer.
Auto elettriche, le vendite rallentano anche in California
Dalla California, uno degli Stati più all'avanguardia al mondo nelle politiche ambientali, arrivano segnali negativi per per la mobilità elettrica. Il Golden State è considerato da anni una vera e propria cartina di tornasole per il mercato delle auto alla spina, quantomeno per gli Stati Uniti, ma negli ultimi mesi le Bev hanno iniziato a riscontrare qualche difficoltà. In particolare, secondo i dati elaborati da Experian Automotive per la California New Car Dealers Association, il quarto trimestre del 2023 ha visto le immatricolazioni di elettriche attestarsi su 89.993 unità, con un calo del 10,2% circa rispetto alle 101.151 dei tre mesi precedenti, a loro volta in contrazione del 2,76% sul secondo trimestre.
Un problema per Sacramento. Di conseguenza, la quota di mercato delle Bev è scesa dal picco annuale del 22,3%, raggiunto proprio nel terzo trimestre, al 21,1%, interrompendo così una marcia che sembrava inarrestabile: la penetrazione è progressivamente aumentata dal 19% del quarto trimestre del 2022 al 20,5% dei primi tre mesi del 2023 fino al 21,8% del periodo aprile-giugno e quindi al record della scorsa estate. In ogni caso, l'intero 2023 vede le Bev al 21,4%, quattro punti percentuali in più rispetto al 2022. Inoltre, la quota combinata di elettriche, ibride, ibride plug-in e fuel cell è passata dall'11,6% del 2018 al 35,9% dell'anno scorso. Dunque, le nuove alimentazioni sono comunque in decisa crescita, per quanto le termiche contino ancora su una maggior penetrazione: il 63,9% delle immatricolazioni totali (erano al 71,6% nel 2022 e all'88,4% nel 2018). Il rallentamento, ovviamente, dovrà essere confermato nei prossimi mesi, ma è già un dato che le autorità di Sacramento dovranno considerare, visto che la strada resta quella di bandire le endotermiche nel 2035.
Le prospettive. Brian Maas, presidente della California New Car Dealers Association, ha perfino messo in discussione la possibilità che l'obiettivo venga raggiunto: "Il ritmo delle vendite di elettriche sta rallentando, ma deve aumentare per arrivare al 100%. C'è molta strada da percorrere in soli 11 anni". Maas non ritiene che i dati di due trimestri possano essere considerati come un "trend definitivo", ma sottolinea comunque la necessità di monitorare attentamente quanto sta avvenendo. Del resto, le prospettive non sono del tutto positive. Per i prossimi mesi, Stephanie Valdez Streaty della Cox Automotive prevede continui alti e bassi: da tenere in considerazione ci sono i prezzi delle elettriche, ancora troppo alti per ampie fasce della popolazione, e ancor di più i listini della benzina, in continuo calo in scia ai record estrattivi messi a segno dagli Stati Uniti negli ultimi anni. E con la benzina in flessione, aumenta l’attrattività delle termiche. Non a caso, Maas ha sottolineato ad Automotive News come le vendite di veicoli elettrificati stiano mostrando una forte correlazione con l'andamento dei prezzi alla pompa.
Bonus da 1.500 a 13.750 euro, in arrivo altri 280 milioni per le termiche
Finalmente si alza il velo sulla riforma degli incentivi auto: nel corso del cosiddetto tavolo automotive, convocato questa mattina al dicastero delle Imprese e del Made in Italy, il ministro Adolfo Urso ha illustrato tutte le novità in arrivo. Che non sono poche rispetto alle indiscrezioni - tutte confermate - trapelate nelle settimane scorse.
La novità più importante riguarda le risorse. Rispetto ai 930 milioni di euro di cui si era parlato finora, i fondi messi a diposizione dal governo arrivano a 950 milioni. In pratica, ai 610 già stanziati due anni fa per il 2024 si aggiungono 330 milioni - adesso la cifra è ufficiale - di residui 2022, più 10 milioni di risorse 2023.
Per l’auto ci sono 793 milioni. Questi 950 milioni saranno così ripartiti:
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793 all’auto (erano 570 nello schema 2022-2024);
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35 a ciclomotori e motocicli;
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53 ai veicoli commerciali leggeri;
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20 alle auto usate;
- 50 al noleggio a lungo termine.
Più soldi a termiche ed elettriche, meno alle plug-in. Limitatamente alle auto, i 793 milioni disponibili sono così ripartiti:
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240 milioni alle elettriche (più in generale a quelle con emissioni di anidride carbonica comprese tra 0 e 20 g/km), ossia 35 milioni in più rispetto a quelli già stanziati;
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150 alle plug-in (21-60 g/km CO2), ossia 95 in meno rispetto a quelli già stanziati;
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403 alle termiche (61-135 g/km di CO2), ossia 283 in più rispetto a quelli già stanziati e in via di esaurimento (vedere più avanti).
In pratica, per andare incontro all’orientamento reale della domanda, rispetto al vecchio schema aumentano i fondi destinati alle elettriche (erano 205 milioni) e soprattutto alle termiche (erano 120 milioni), mentre diminuiscono drasticamente quelli per le plug-in (erano 245 milioni). I contributi vanno da 1.500 a 13.750 euro. Per quanto riguarda i singoli bonus, nulla cambia rispetto allo schema anticipato nei giorni scorsi.
Bonus doppi per nuovi taxi e Ncc. Il contributo raddoppia per i titolari di licenze taxi e per gli Ncc che sostituiscono la propria auto adibita al servizio e per i vincitori del concorso straordinario per il rilascio di nuove licenze taxi e Ncc.
Bonus usato per 10 mila persone. Vi sono poi altre tre novità, peraltro anticipate da Urso in un’intervista concessa a Quattroruote:
- Le persone fisiche con Isee inferiore a 30 mila euro potranno accedere al contributo anche con la rottamazione di un’auto Euro 5. In questo caso, però, i due bonus scendono a 8 mila euro a fronte dell’acquisto di una macchina elettrica e a 5 mila per l’acquisto di una plug-in.
- Per quanto riguarda il ritorno del bonus sull’usato, ci sono 2 mila euro per chi acquisterà una macchina Euro 6 di valore fino a 25 mila euro (senza Iva) a fronte della rottamazione di un mezzo fino a Euro 4 di proprietà da almeno 12 mesi. Dato che per questa iniziativa sono stati stanziati 20 milioni, potranno beneficiarne 10 mila persone.
- Per quanto riguarda il noleggio, infine, i 50 milioni di euro stanziati saranno disciplinati da uno specifico decreto ministeriale che dovrà essere emanato entro 120 giorni a partire dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto che riforma gli incentivi 2024. Insomma, se ne riparlerà in estate.
Potrebbero arrivare incentivi alla trasformazione a gas. Il ministro ha anche annunciato che il ministero sta valutando l’ipotesi di introdurre un incentivo alla trasformazione a Gpl o metano di vecchia auto in circolazione. Per il momento, però, si tratta solo di un’ipotesi allo studio.
Bonus anche per le imprese con vincolo di 24 mesi. Per il resto è confermata l’estensione dei nuovi contributi alle imprese (escluse le concessionarie e i commercianti indipendenti di auto) e il vincolo del mantenimento della proprietà dell’auto acquistata con gli incentivi: 12 mesi per le persone fisiche, 24 per le imprese.
Per le colonnine domestiche 80 milioni. Sul fronte delle colonnine, rispetto al biennio 2022-2023 non cambia il contributo dello stato all’acquisto e all’installazione di infrastrutture di ricarica domestica di potenza standard, pari all’80% del prezzo di acquisto (in questa situazione il bonus arriva sotto forma di rimborso) nel limite di 1.500 euro per il singolo nucleo familiare e di 8 mila euro per il condominio. Dopo il flop registrato nel 2022 e nel 2023 (Urso ha comunicato i dati definitivi che hanno registrato appena 5.671 domande per 6,4 milioni di euro rimborsati sugli 80 milioni stanziati), il ministero ci riprova aggiungendo ai 40 milioni di euro già previsti per il 2024 altri 40 avanzati negli anni scorsi.
Il via a marzo. Nulla si sa con certezza, invece, circa i tempi in cui la riforma degli incentivi sarà operativa. Il Dpcm predisposto dal ministro Urso di concerto con i colleghi dell’Economia, dell’Ambiente e delle Infrastrutture, dovrà adesso essere approvato dal governo e poi dovrà passare al vaglio della Corte dei conti. L’esame sarà piuttosto rapido, ma è improbabile che il provvedimento sia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale prima di marzo. Da quel momento, la vecchia piattaforma di prenotazione dei contributi da parte delle concessionarie sarà bloccata per essere adeguata dai tecnici di Invitalia alle novità, operazione che richiederà ancora qualche giorno (ma il diritto al bonus, fondi permettendo, è indipendente dalla disponibilità della piattaforma decorrendo dal giorno della pubblicazione del Dpcm sulla Gazzetta Ufficiale).
Agli sgoccioli i vecchi incentivi sulle auto termiche. Nel frattempo, i "vecchi" fondi sulle auto termiche stanno per finire. Dei 120 milioni di euro stanziati due anni fa per il 2024 sulla fascia 61-135 g/km (ma le prenotazioni si erano aperte solo il 23 gennaio scorso), dopo 10 giorni ne sono rimasti appena 12. Insomma, già domani potrebbero fi nire. Ricordiamo, a questo proposito, che solo in una situazione il vecchio incentivo, quello attualmente disponibile, è migliore di quello che arriverà: con la rottamazione di una vecchia Euro 4. Nelle altre situazioni è indifferente (rottamazione di una Euro 3) o peggiore (rottamazione di una Euro 0, 1 o 2).
Jato Dynamics, la Model Y è l'auto più venduta al mondo
Il mercato automobilistico globale ha una nuova regina: è la Tesla Model Y. La Suv americana, secondo le ultime elaborazioni della società di ricerche Jato Dynamics, ha conquistato la corona mondiale, confermando così le indicazioni fornite da Elon Musk durante la conference call sui risultati del quarto trimestre. "Come previsto, la Model Y è diventata ila vettura più venduta a livello globale. Il veicolo più venduto di ogni genere, non solo elettrico, con oltre 1,2 milioni di unità consegnate", ha affermato l'imprenditore poche ore prima che la Jato diffondesse i suoi dati.
La prima elettrica in cima al mondo. "Nonostante sia stato fondato solo nel 2003, il produttore di auto elettriche ha innescato un cambiamento epocale nel panorama automobilistico, creando un modello elettrico che ha sovraperformato le sue controparti e ha battuto tutti i record diventando il primo veicolo elettrico a guidare il mercato globale", scrive la Jato, aggiungendo che, quando manca ormai solo un esiguo numero di mercati da conteggiare, la Model Y ha già raggiunto una "posizione inattaccabile, con 1,23 milioni di esemplari venduti" nel 2023 e un aumento del 64%. Per l'analista Felipe Munoz, "l’aumento delle vendite globali della Model Y è senza precedenti, soprattutto per un veicolo nella top ten dei modelli più popolari. Ciò che Tesla è stata in grado di ottenere con la Model Y in un lasso di tempo così breve è semplicemente straordinario".
Battuta Toyota. Tra l'altro, la Tesla è riuscita a battere modelli che da anni sono in cima al mondo: la Toyota Rav4 ha visto le vendite salire dagli 1,02 milioni del 2022 a 1,07 milioni di vendite ma ha perso il primo posto, scendendo al secondo, davanti alla "sorella" Corolla (1,01 milioni). "La Toyota – spiega Munoz – ha una forte presenza in tutto il mondo", ma i suoi due modelli "non hanno opzioni puramente elettriche, visto che l’offerta comprende solo alternative ibride. Semplicemente, Rav4 e Corolla non sono in grado di competere nel mercato delle auto elettriche, che sta diventando sempre più affermato e importante in Europa e Cina". Infatti, la Model Y ha beneficiato proprio dei risultati sui mercati europeo e cinese. Nel Vecchio Continente, è stata commercializzata in oltre 255 mila unità, 19 mila in più rispetto al secondo modello più popolare, la Dacia Sandero, mentre nel Paese del Dragone le consegne hanno superato le 456 mila unità. Le performance commerciali della Suv a batteria sono legate, secondo Munoz, a due aspetti fondamentali: "A novembre, il prezzo medio di una Model Y era inferiore del 18% e del 23% rispetto a quello di un veicolo elettrico venduto, rispettivamente, in Germania e negli Stati Uniti. Le sforbiciate ai listini nel corso dell'anno, unite alla reputazione della Tesla come produttore di veicoli elettrici affidabile e competitivo, hanno contribuito ad alimentare una domanda già elevata. Di conseguenza, la Tesla è al centro dell'interesse di molti consumatori che desiderano acquistare un veicolo elettrico".
Ecco come funziona la scatola nera incorporata nelle auto
Il regolamento sui requisiti di omologazione dei veicoli a motore e dei relativi “sistemi, componenti ed entità tecniche” lo definisce, nella versione italiana, “Registratore di dati di evento”, in inglese Edr, event data recorder. L’opinione pubblica e i giornalisti semplificano in scatola nera. In realtà l’Edr è qualcosa di più e qualcosa di meno delle scatole nere aftermarket fornite dalle assicurazioni in caso di specifica sottoscrizione – e quindi anche disinstallabili – a cui da anni siamo abituati. L’Edr non può essere installato o disinstallato, attivato o disattivato. È una tecnologia incorporata nell’auto fin dalla sua progettazione e il cui funzionamento è indipendente da ogni intervento esterno.
IN BREVE
- Da quando sarà obbligatorio?
- Memorizza dati solo in caso di incidente.
- Obiettivo: migliorare la sicurezza stradale.
- Privacy: l'anonimato è garantito.
DA QUANDO SARÀ OBBLIGATORIO?
La prima cosa da sapere è che dal prossimo 7 luglio tutte le auto nuove in vendita dovranno essere obbligatoriamente dotate dell'Edr (l’obbligo è già scattato due anni fa per tutte le nuove omologazioni, ossia per i nuovi modelli messi in commercio dalle Case). L’obbligo, come sempre accade in queste situazioni, non significa che una determinata tecnologia non possa essere adottata anche prima che la norma che la disciplina entri definitivamente in vigore, cosa che, anzi, nella realtà avviene piuttosto spesso. Dati ufficiali non sono disponibili, ma da tempo gran parte delle auto in vendita ha l’Edr senza che venditori e acquirenti ne siano sempre o del tutto consapevoli. Le macchine vendute fino al 7 luglio che ne sono prive non avranno mai, in nessun caso, alcun obbligo di Edr. Anche perché, come vedremo, si tratta di una tecnologia incorporata nell’auto e intimamente legata ai dispositivi di sicurezza presenti su di essa. E, dunque, non installabile successivamente alla produzione.
MEMORIZZA DATI SOLO IN CASO DI INCIDENTE.
Ma che cos’è esattamente l’Edr? Il regolamento lo definisce “un sistema che registra e memorizza automaticamente i parametri relativi agli incidenti e le informazioni immediatamente prima (5 secondi, ndr), durante e immediatamente dopo una collisione (300 millisecondi, ndr)”. Il sistema, dunque, non salva i dati della normale guida, non registra né filmati né sonori, è automatico, non è in nessun caso disattivabile dal guidatore e i dati che vengono memorizzati quando si verifica un incidente risiedono sempre e solo nel sistema, ossia non sono trasmessi – perché non possono proprio essere trasmessi – all’esterno. L’Edr, infatti, non ha alcun collegamento satellitare, wifi o bluetooth. E, dunque, non disponendo di coordinate geografiche, non sa nemmeno dove si trova e, quindi, dove si è verificato l’incidente.
OBIETTIVO: MIGLIORARE LA SICUREZZA STRADALE.
Nello spirito della norma, i dati registrati dovrebbero essere utilizzati in forma aggregata dagli Stati dell’Unione solo “per effettuare analisi della sicurezza stradale e valutare l’efficacia delle specifiche misure adottate senza permettere di identificare il proprietario o il titolare di uno specifico veicolo”, quindi non per attribuire responsabilità in caso di incidenti, come si è portati a pensare. Tuttavia, lo stesso regolamento ammette che “i dati … possono essere messi a disposizione delle autorità nazionali, mediante un’interfaccia standardizzata, in base alla legislazione nazionale o dell’Unione, soltanto ai fini della ricerca e dell’analisi in relazione all’incidente”.
PRIVACY: L'ANONIMATO È GARANTITO.
In ogni caso, i dati memorizzati sul dispositivo sono anonimi (la norma dice che devono essere “anonimizzati”). In pratica, l’Edr non deve contenere informazioni che consentano di identificare il proprietario o il titolare del veicolo e il veicolo stesso. Il sistema, infatti, non “conosce” il Vis (vehicle indicator section), ossia le ultime cifre del Vin (vehicle identification number), il codice di 17 cifre che comunemente chiamiamo numero di telaio. Deve però consentire l’esatta individuazione del tipo, della variante e della versione del veicolo e dei sistemi di sicurezza attiva e di prevenzione degli incidenti in dotazione al mezzo in cui l’Edr è presente. Questo perché l’Event data recorder, oltre a registrare alcune informazioni dinamiche dal periodo immediatamente precedente a quello immediatamente successivo a una collisione (la velocità, la frenata, la rotazione e l’inclinazione del veicolo sulla strada), registra anche lo stato e la sequenza di attivazione di tutti i sistemi di sicurezza del mezzo, dalle cinture di sicurezza ai freni, dall’eCall di bordo agli Adas presenti sul veicolo.
Land Rover, tra lusso e off-road
Da sempre, le doti off-road caratterizzano i veicoli del marchio Land Rover, oggi con una gamma più articolata che mai. Il brand d’Oltremanica ha visto accrescere il proprio prestigio anno dopo anno, tanto da essere considerato uno dei più grandi costruttori di Suv di lusso al mondo. Del resto, anche i modelli più specialistici, come la Defender di nuova generazione e la Discovery, non disdegnano confort e benessere dei propri passeggeri nei lunghi viaggi sull’asfalto, con dotazioni di prestigio. Un lusso che diventa persino opulenza sui modelli Range Rover, ormai una vera e propria famiglia a sé stante del marchio britannico. Tale brand è ormai da tempo alle prese con una massiccia elettrificazione dei propri modelli, che proprio in questo 2024 culminerà con l’esordio della sua prima full electric di serie. Ne parliamo con maggiori dettagli nella nostra galleria d’immagini, dove abbiamo raccolto tutte le vetture del costruttore oggi in vendita in Italia, con prezzi, caratteristiche e dimensioni.
Un’auto si giudica con le sensazioni, ma anche con i fatti. Da sempre, questa, è la filosofia delle nostre Prove su strada. Perché per raccontare tutta la verità sugli oggetti a quattro ruote che più amiamo non è sufficiente basarsi sulla soggettività: bisogna andare oltre. E il nostro Centro Prove è lì per questo. A Vairano, con la nostra pista. Fiore all’occhiello che nessun’altra testata giornalistica al mondo può vantare. Attraverso un team specializzato, procedure certificate e strumenti professionali, scaviamo a fondo per fornivi il quadro più esaustivo possibile sul modello che avete messo nel mirino: prestazioni, consumi, confort, stabilità, tempi e modalità di ricarica delle elettriche. E adesso, ancora una volta per primi in assoluto, testiamo anche gli Adas, riproducendo scenari il più possibile fedeli alla realtà. Per essere, come sempre, vicini agli automobilisti.